Prosegue l’impegno dell’Arma dei Carabinieri nella lotta contro la violenza di genere e che si svolge seguendo tre direttrici principali: l’attività di contrasto, in simbiosi con l’Autorità Giudiziaria, la continua istruzione e l’aggiornamento dei militari delle diverse articolazioni territoriali e la formazione di una cultura della legalità e del rifiuto di qualsiasi forma di violenza verso il genere opposto curata grazi agli incontri con giovani e ragazzi presso i principali luoghi di aggregazione, primi fra tutti le scuole, in collaborazione con le altre istituzioni e figure coinvolte nella rete antiviolenza che sta divenendo la prima barriera contro questa aberrante tipologia di manifestazione dell’odio.
In quest’ottica di costante impegno, anche nella settimana durante la quale si celebra proprio la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne l’arma è protagonista, e ciò è testimoniato dal numero di reati, 66 dall’inizio dell’anno in corso, che sono stati scoperti e contrastati a seguito delle denunce delle vittime o degli interventi che le articolazioni territoriali svolgono su tutto il territorio provinciale.
In molti casi, infatti, l’allarme non viene lanciato da quelle che, tecnicamente, sono definite le persone offese da questi reati infimi ma le segnalazioni pervengono dagli attori di quella rete che, pian piano, sta stringendo sempre più le proprie maglie con l’obiettivo di far sfuggire all’occhio delle autorità il minor numero possibile di reati.
Molto importante, con tale riguardo, si rivela scandagliare quelli che, in gergo tecnico, sono definiti reati spia, 22 quelli monitorati dall’Arma nella provincia da inizio anno, che molto spesso sono la base di condotte ben più gravi e violente che si sono già manifestate, e vengono nascoste dalle vittime, o che evolveranno a breve nei classici reati di genere.
Il dato restituito, invece, dal numero dei provvedimenti emessi nei confronti degli autori che hanno commesso reati trattati con la procedura cd. del codice rosso, introdotta dalla legge 69/2019, fornisce un quadro preoccupante e, al tempo stesso, positivo poiché, se da un lato fotografa un trend in aumento delle persone che hanno commesso questo tipo di violazioni, dall’altro consola il fatto che sempre più responsabili vengono assicurati alla giustizia andando ad incidere con il numero oscuro di condotte che mai vengono alla luce se non quando è oramai troppo tardi.
Circa 90 autori di reato sono stati, infatti, denunciati all’Autorità Giudiziaria e di questi, grazie alla costante e fruttuosa sinergia con la Procura di Viterbo, estremamente sensibile sulla materia, 35 sono stati destinatari di provvedimenti cautelari, che vanno dalla custodia in carcere sino al divieto d’avvicinamento alla persona offesa e l’allontanamento dalla casa familiare. In 3 casi, invece, la situazione riscontrata dai militari intervenuti ha raggiunto una tale gravità ed urgenza da necessitare l’arresto in flagranza dei responsabili.